< A che gioco vuoi giocare? > chiese
Rosaleone.
< Voglio bruciare la Foresta del Passato. >
rispose Leoblù.
< Ma così, che ne sarà di noi? > domandò
lei, intanto che una leggera tristezza andava velandole l’espressione.
Leoblù girò lo sguardo lontano, verso l’orizzonte,
pensieroso.
< Abbiamo sempre le nostre pianure, i corsi
d’acqua ancora freschi, e il Monte Fortuna, laggiù. Lo vedi? >
Rosaleone guardò anch’essa da quella parte, poi
disse:
< Non ci siamo mai stati sul Monte Fortuna:
è così lontano...>.
< Non so quanto sia lontano, ma di sicuro è
molto grande. >
< Proprio per questo è lontano... >
sussurrò appena Rosaleone.
Leoblù chinò un po’ lo sguardo. Nella prima
luce del tramonto, seduti accanto su di una piccola collina, i due pennacchi in
punta alle loro code si sfioravano appena.
< E tu? A cosa vuoi giocare? > le chiese
allora Leoblù.
< Io voglio prosciugare il Lago Lacrima.
>
Leoblù si stupì: < E come pensi di farlo?
> chiese guardandola.
< Lo berrò tutto. >
< Ma non puoi bere il Lago Lacrima tutto da
sola! > esclamò Leoblù.
< Non sarò sola! > ribatté lei, quasi
accigliandosi.
< Ma se si beve l’acqua del Lago Lacrima,
non si diventa, poi, tristi per sempre? >
< E’ quel che ci hanno detto, Leoblù, >
disse Rosaleone, sempre più seria
< Ma nessuno l’ha mai fatto prima d’ora. >
< Ma nessuno l’ha mai fatto prima d’ora. >
< Allora tu... non ci credi? >
Rosaleone fece scivolare lo sguardo giù, lungo
la collina. Il Lago riposava argenteo, poco sotto di loro.
< Vedi? > disse poi: < Assomiglia ad
una goccia. >
< Per forza: è quella la forma che hanno le
lacrime. >
< E’ la forma delle lacrime quando nascono,
quando scendono, quando lasci che sia. Ma non è la forma delle lacrime, quando
le bevi. >
< E che forma hanno, le lacrime, quando le bevi? >
Rosaleone sentì un brivido, la sua coda rispose con un breve sussulto, prima di
tornare a ricongiungersi con l’altra, quietamente, sovrapponendosi.
Sotto il primo raggio di luna ancora diurno che
si affacciava sul fianco della montagna lontana, mentre l’aria diventava via
via sempre più fresca, Rosaleone chiese allora, accucciandosi con un sospiro:
< Hai mai pensato a cosa può esserci, in cima
al Monte Fortuna? >
< Sì, tante volte ci ho pensato. >
< E cosa c’è? > domandò lei dopo aver
atteso un attimo.
< Un buon odore... > rispose Leoblù, accucciandosi.
< Un buon odore... > rispose Leoblù, accucciandosi.