Non è stato Carletto da subito: all’inizio, qualche anno fa,
si faceva chiamare in un altro modo. Si sa come vanno le cose quando si naviga
in rete tra un sito e l’altro, un forum, una community, un blog... C’è sempre
il penoso rito della scelta del nickname, che uno ci pensa un po’, alza gli
occhi, fruga nella memoria e nella fantasia, pensa a quelli già usati e da non
riusare... poi alla fine si guarda intorno, e finisce per darsi i nomi più
assurdi, tipo “cucitrice” o “cracker”, salvo scoprire subito dopo che “il
nickname è già in uso”. Di nick in nick, trovato alfine quello giusto (grazie
agli amici che mi hanno aiutato...) Carletto continua ad amare il cinema, o
almeno quel che ne resta: tolto tutto l’ambaradàn che ci sta intorno, dalle
distribuzioni folli che ti ingozzano di cinepanettoni, alla diseducante
consuetudine propria degli italiani (e di pochi altri al mondo) di doppiare i
film, per non parlare di tutto lo star-system, le croisettes, i tappeti rossi,
i paparazzi e il gossip, gli attori/non-attori e i registi/non-registi che
rilasciano interviste convinti di esprimere una qualche opinione, i critici...
Insomma, quando alla fine resta solo e soltanto il film, Carletto è contento.
Non è proprio un divoratore di cinema: al contrario, l’indole vagamente
romantica lo porta spesso ad innamorarsi (oltre che di un discreto numero di
attrici, rigorosamente tenute all’oscuro reciprocamente l’una dell’esistenza
dell’altra, e tutte quante insieme dell’esistenza di lui) di un film in
particolare, trovato il quale Carletto non esita a guardarlo e riguardarlo, per
sere di seguito, ogni volta magari un pezzetto solo, quella scena lì, di quando
lei, di quando loro... quel brano musicale che esplode sotto o che accompagna
piano i titoli di coda, quel fascio di luce che esce da non si sa dove, quei
colori, lì, tutti insieme, e lo rosicchia fino in fondo, come un osso il cane,
finché non si sente sazio ed appagato. E’ vero che si perde un sacco di cose,
magari dei premi Oscar, dei Leoni, qualche Orso, ma alla fine gli sta bene
così, ha il suo piccolo harem di cose care, magari anche piccole, semi
sconosciute, film che arrivano dal culo del mondo, o anche film che nel mondo
conoscono tutti, almeno tutti quelli che a Carletto assomigliano un po’: un
piccolo forziere di Grandi Amori.
Il pudore e il buon senso gli impediscono di credere che sia in grado di
redigere una “recensione”: per essere “recensori” ci vogliono cose che Carletto
non ha. Poco male: è questo uno dei casi in cui si ha la fortuna di non aver
niente da perdere, niente da guadagnare, e tutto da godersi in santa pace,
rilassato, stando semplicemente a guardare cosa dagli occhi entra e come ne
esce poi, una volta filtrato dal cuore.
Pop-corn alla cassa. Sgranocchiare piano, please.
Hic Sunt Carletto’s.
Hic Sunt Carletto’s.
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