Paterson è Paterson. Paterson è moltiplicato per due, in
quanto essere gemelli, a Paterson (città) sembra quasi una cosa inevitabile.
Anche Paterson (lui) e sua moglie Laura, più che una coppietta felice, danno
spesso l’idea di essere due complementari identici, di origine monozigotica,
fatti l’un per l’altra non dalla volontà, ma da un benevolente destino, dalla
trama di un racconto fantastico solo accidentalmente tanto simile alla realtà.
Jarmush ci ha abituati a camminare su questo crinale, sul confine tra
immaginato e vissuto, tra ciò che è solo probabile e ciò che sembrerebbe certo.
Ha impostato così molti dei suoi film, a partire da quello del suo esordio: “Stranger
than Paradise” (al quale questo “Paterson” somiglia molto: strutturato in “strisce”,
molte dissolvenze al nero) era anch’esso una favola, una concretissima favola,
e se nel finale di “Stranger” Jarmush scelse di non mostrare “l’Angelo” che
procurò la fortuna di Eva, stavolta questa “Entità” prende corpo nei panni di
un improbabile turista giapponese appassionato di poesia, attraverso il quale
Paterson può risorgere a nuova vita dopo l’incontro con “il Male”.
Un “Male”
naturalmente sempre molto “leggero”, com’è nello stile del regista (mai vampiri
“seri”, cioè escludendo quelli delle saghe per ragazzetti, sono stati leggeri
come quelli di “Only Lovers Left Alive”, ugualmente dicasi per i mafiosi di “Ghost
Dog” ), tanto leggero che spetta ad un simpaticissimo Bulldog inglese (Marvin)
il compito di interpretarlo. Marvin (elemento
cardine nella sceneggiatura) non è il solito cagnolino che fa le feste quando
torna a casa il padrone, o che smania per il suo giretto serale, o che corre
dietro ad una palla: Marvin vive di brevi grugniti sopra la sua coperta (l’unica
cosa colorata dentro una casa tutta in bianco e nero, tanto per sottolineare la
sua peculiarità), obbedisce e non obbedisce con la stessa indifferenza e il
medesimo distacco, e non a caso è oggetto di attenzione, in una scena, dell’unica
incursione malefica, dell’unico vento negativo (una macchina di teppistelli che
lo adocchia di sfuggita) che soffia per un istante nel clima mite e pacato di
una comunità tranquilla dove, solo in apparenza, non accade nulla, o almeno,
nulla di male.
E proprio Paterson (città) è un luogo che solo Jarmush poteva scegliere,
metafora del suo cinema: tranquilla cittadina del New Jersey (Wikipedia le
assegna 130 mila abitanti), sulla carta una periferia del mondo senza ruoli di
rilievo nella Storia d’America, nasconde invece nelle pieghe della Sua Storia
(nonchè nel “Wall of Fame” del bar frequentato dal protagonista) una serie impensabile
di personaggi a vario titolo famosi e/o di un certo rilievo: da Rubin
“Hurricane” Carter a Lou Abbot (quello di Gianni e Pinotto), Allan Ginsberg,
Gaetano Bresci, e ovviamente il poeta Willam Carlos Williams.
Ottima prova d’attore sia per Adam Driver, che con la sua ammaliante voce da
basso recita le poesie al ritmo di come queste nascono e crescono sulle pagine
del suo taccuino, sia per Golshifteh Farahani, che dietro la sua aria
trasognata e svampita nasconde le ambizioni e i talenti di una vera artista, nonché
sicuramente la prova di Nellie (Marvin, Palma d’Oro a Cannes, ovviamente nella
sezione apposita).
Importante anche il contributo musicale degli Sqürl (la solita atmosfera
rarefatta tanto cara a Jarmush) e naturalmente un grosso applauso al vero
protagonista del film, Ron Padgett, autore dei bellissimi versi del taccuino
segreto di Paterson.
..
Love Poem We have plenty of matches in our house We keep them on hand always Currently our favourite brand Is Ohio Blue Tip Though we used to prefer Diamond Brand That was before we discovered Ohio Blue Tip matches They are excellently packaged Sturdy little boxes With dark and light blue and white labels With words lettered In the shape of a megaphone As if to say even louder to the world Here is the most beautiful match in the world It’s one-and-a-half-inch soft pine stem Capped by a grainy dark purple head So sober and furious and stubbornly ready To burst into flame Lighting, perhaps the cigarette of the woman you love For the first time And it was never really the same after that All this will give you That is what you gave me I become the cigarette and you the match, Or I the match and you the cigarette Blazing with kisses that smoulder towards heaven
Another One When you're a child you learn there are three dimensions Height, width and depth Like a shoebox Then later you hear there's a fourth dimension Time Hmm Then some say there can be five, six, seven... I knock off work Have a beer at the bar I look down at the glass and feel glad
The Run I go through trillions of molecules that move aside to make way for me while on both sides trillions more stay where they are. The windshield wiper blade starts to squeak. The rain has stopped. I stop. On the corner a boy in a yellow raincoat holding his mother's hand
|
Poesia d'amore Abbiamo molti fiammiferi in casa nostra Li teniamo a portata di mano, sempre Attualmente la nostra marca preferita è Ohio Blue Tip Anche se una volta preferivamo la marca Diamond Questo era prima che scoprissimo I fiammiferi Ohio Blue Tip Sono confezionati benissimo Piccole scatole resistenti Con lettere blu scuro e blu chiaro bordate di bianco Con le parole scritte A forma di megafono Come per dire ancora più forte al mondo "Ecco il più bel fiammifero del mondo Il suo stelo di tre centimetri e mezzo in legno di pino Sormontato da una testa granulosa viola scuro Così sobrio e furioso e caparbiamente pronto A esplodere in fiamme Per accendere, magari, la sigaretta della donna che ami Per la prima volta E che dopo non sarà mai più davvero lo stesso Tutto questo noi vi daremo Questo è ciò che tu hai dato a me Io divento la sigaretta e tu il fiammifero, O io il fiammifero e tu la sigaretta, Risplendente di baci che si stemperano nel cielo
Un'altra Quando sei un bambino impari che ci sono tre dimensioni Altezza, larghezza e profondità Come una scatola da scarpe Più tardi capisci che c'è una quarta dimensione Il tempo Hmm Poi alcuni dicono che forse ce ne sono cinque, sei, sette... Stacco dal lavoro Mi faccio una birra al bar Guardo il bicchiere e mi sento contento
La corsa Passo attraverso trilioni di molecole che si fanno da parte per lasciar passare me mentre su entrambi i lati altri trilioni restano dove sono. Le spazzole del tergicristallo cominciano a scricchiolare La pioggia si è fermata Io mi fermo All'angolo Un bambino Con un impermeabile giallo Stringe la mano di sua madre
|