E così, com’è come non è, oggi spengo per la seconda volta
ventisei candeline. Ringrazio tutti per gli auguri, in particolare coloro che, colpevoli
o innocenti, distratti o solo assenti, non me li hanno ancora fatti (cacchio, e
poi accidenti! Per la rima).
Questa sera (con sangiovese, piadina
e porchetta per ben lodare il Creato, morto e risuscitato) ho scelto di
rimanere in casa a “festeggiare” non so cosa, con i miei ricordi....
Dei primi ventisei anni ricordo
sostanzialmente tre cose. In ordine cronologico: il primo bacio (16 anni), la
cessazione definitiva dell’obbligo di studiare (18 anni), la consistenza fisica
e le pericolose/goduriose influenze dell’apparato
riproduttivo femminile esterno esercitate nei miei confronti (dato non
pervenuto).
Dei successivi ventisei, due: cosa
significa e come si fa a cenare da soli (presa la decisione di lasciare la
famiglia senza costituirne inutilmente altre), e il mio adorato micio,
recentemente scomparso, l’unico che mai, di quella solitudine, sia stato più o
meno coscientemente in grado di darmi anche solo una pallida, minima,
convincente spiegazione.
Dei prossimi ventisei, ovviamente,
non conservo ricordo alcuno, a meno che non calarsi in qualche sci-fi movie o
teoria animistica di bassa lega. Auspico però di poterne avere uno, uno solo,
che a quelli che “La vita comincia a quarant’anni” ho sempre replicato: “Sì,
hai ragione, è vero: quella brutta”.
Nell’augurarmi anch'io buon compleanno, mi e vi regalo una fantastica canzone,
auscultabile al seguente link:
Tra una cosa e l'altra, tra un job's act e un articolo diciotto in discussione, due rigori in croce alla JuveRoma da sbudellarsi a vicenda senza esclusione di colpi e in assenza di alcuna alluvione in atto (dicasi, modernamente: bomba d'acqua) ad allietare le nostre cancerose coscienze , il primo caso di Ebola approda nel Vecchio Continente. Un vero sospiro di sollievo. Cantiamoci su. -
. E finchè non troveranno un buon motivo per cancellarlo, sta pure su quelli di IùTub. .
“Casa di Carne” è un domicilio itinerante passionale ed
intenso, entrati nel quale il ritmo incalzante di Francesca Bonafini, consentendo rapidamente di sorvolare sulla sua
sgangherata metrica incurante di punteggiature e congiuntivi e al contrario ricca di locuzioni raccapriccianti tipo : “stordita come una renna
affumicata” o “decise che era ora di basta”, conduce il lettore sulle ali di
Angela (creatura viaggiante per
antonomasia, la meno carnale che -non- esista) verso una ricerca interiore quanto
concreta, animale in quanto (appunto) anima, anima e carne per una volta
coalizzati insieme (alla faccia di sampaoloapostolo) nella battaglia contro le
infelicità e le insoddisfazioni inspiegate.
Altamente coinvolgente nella sua semplicità fluviale, la storia di Angela
cattura in un sol colpo senza lasciare spazi vuoti, riempendo di partigiana
empatia l’attenzione del lettore, al quale consiglio di approcciarsi più con l’attitudine del ciottolo che con quella del salmone per percorre al meglio (in
risalita?) questo boat-book.
PS = auguro a Francesca la migliore fortuna per questo e per
i successivi romanzi. -