“Casa di Carne” è un domicilio itinerante passionale ed
intenso, entrati nel quale il ritmo incalzante di Francesca Bonafini, consentendo rapidamente di sorvolare sulla sua
sgangherata metrica incurante di punteggiature e congiuntivi e al contrario ricca di locuzioni raccapriccianti tipo : “stordita come una renna
affumicata” o “decise che era ora di basta”, conduce il lettore sulle ali di
Angela (creatura viaggiante per
antonomasia, la meno carnale che -non- esista) verso una ricerca interiore quanto
concreta, animale in quanto (appunto) anima, anima e carne per una volta
coalizzati insieme (alla faccia di sampaoloapostolo) nella battaglia contro le
infelicità e le insoddisfazioni inspiegate.
Altamente coinvolgente nella sua semplicità fluviale, la storia di Angela cattura in un sol colpo senza lasciare spazi vuoti, riempendo di partigiana empatia l’attenzione del lettore, al quale consiglio di approcciarsi più con l’attitudine del ciottolo che con quella del salmone per percorre al meglio (in risalita?) questo boat-book.
Altamente coinvolgente nella sua semplicità fluviale, la storia di Angela cattura in un sol colpo senza lasciare spazi vuoti, riempendo di partigiana empatia l’attenzione del lettore, al quale consiglio di approcciarsi più con l’attitudine del ciottolo che con quella del salmone per percorre al meglio (in risalita?) questo boat-book.
PS = auguro a Francesca la migliore fortuna per questo e per
i successivi romanzi.
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