E così, com’è come non è, oggi spengo per la seconda volta
ventisei candeline. Ringrazio tutti per gli auguri, in particolare coloro che, colpevoli
o innocenti, distratti o solo assenti, non me li hanno ancora fatti (cacchio, e
poi accidenti! Per la rima).
Questa sera (con sangiovese, piadina e porchetta per ben lodare il Creato, morto e risuscitato) ho scelto di rimanere in casa a “festeggiare” non so cosa, con i miei ricordi....
Dei primi ventisei anni ricordo sostanzialmente tre cose. In ordine cronologico: il primo bacio (16 anni), la cessazione definitiva dell’obbligo di studiare (18 anni), la consistenza fisica e le pericolose/goduriose influenze dell’apparato riproduttivo femminile esterno esercitate nei miei confronti (dato non pervenuto).
Dei successivi ventisei, due: cosa significa e come si fa a cenare da soli (presa la decisione di lasciare la famiglia senza costituirne inutilmente altre), e il mio adorato micio, recentemente scomparso, l’unico che mai, di quella solitudine, sia stato più o meno coscientemente in grado di darmi anche solo una pallida, minima, convincente spiegazione.
Dei prossimi ventisei, ovviamente, non conservo ricordo alcuno, a meno che non calarsi in qualche sci-fi movie o teoria animistica di bassa lega. Auspico però di poterne avere uno, uno solo, che a quelli che “La vita comincia a quarant’anni” ho sempre replicato: “Sì, hai ragione, è vero: quella brutta”.
Nell’augurarmi anch'io buon compleanno, mi e vi regalo una fantastica canzone,
auscultabile al seguente link:
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