Adesso bisogna che metta via quelle sigarette: il
cuore ha ben altro da fare stamattina che non sia pompare l’ossigeno rarefatto.
Non mi succede mai che abbia paura a scendere dal
letto: di solito, quando mi aspettano giorni con prove difficili, così come
quando so che mi aspetta una giornata ricca e serena, scrollati rapidamente via
i primi immancabili capricci dell’età delle mie ossa, salto veloce sopra le mie
ciabatte e parto spedito verso il primo carezzevole caffè, sia quel che sia.
Oggi non è né l’uno, né l’altra. E’ solo che stamattina non c’ero io nel mio
letto… Dopo una notte quasi insonne, dove ho potuto vegliare, sudando mille e
un pensiero, e i miei occhi aperti nel buio hanno visto spuntare dal mio corpo
in tempo reale ogni zampetta, ogni antenna,
hanno visto “il ventre diventare
convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati”, la paura mi ha tenuto su
un fianco, poi sull’altro, poi sulla schiena per quasi mezz’ora.
Alla fine sono
sceso, finalmente, atterrando sulle mie ciabatte; e la paura, anche se non
svanita, è diventata sopportabile, quasi un’amica, perché al contrario di
quanto accaduto al povero Gregor Samsa scritto da Kafka, il mostro che ho visto
allo specchio dopo aver preso il primo caffè è bello, è davvero molto bello.
E adesso… fumo.
..
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