"Devo ringraziare
la vita: nonostante
mi abbia sempre
sottoposta ad una
costante e difficile
lotta, tuttavia mi
ha introdotta nel
meraviglioso mondo della
danza che è,
in essenza, l'incontro
di un essere
con gli altri".
“Mia madre rimase zoppa
prima che io nascessi. Io ho deciso di essere la gamba di mia madre”.
Maria Fux .
.
.
Di recente ho “sentito scrivere” da una cara persona
amicasufèisbuk (più cara ancora quando mi è accanto ultrafèisbuk ogni mercoledì
sera) la seguente affermazione: “La Danza salverà il Mondo”, seguita da una sfilza entusiasta di cuoricini
esclamativi a scopo rafforzativo (è giovane, ‘sta persona. Beata lei…). Se quel
che dice è vero io sono fottuto, e meno male che in ogni Mondo che si rispetti
c’è un ruolo anche per noi fottuti in partenza, meglio se con previo
consapevole consenso e meglio ancora se fatto con la giusta eleganza....
Fatto sta che Maria Fux, classe 1922, giusti giusti quattro giorni più vecchia di mio padre, da bambina non avrebbe mai potuto danzare se avesse costretto se stessa a dar retta al padre suo, ostile, come ogni buon padre dell’Epoca e dell’Epoche tutte, alla palese volgarità del desiderio dei suoi diretti discendenti (specialmente se femmina) di voler agitare pubblicamente il proprio corpo a fini professionali, peggio mi sento se spacciati per fini artistici.
Invece Maria (individuo “Alpha” della nostra specie che, come insegnava al cinema già nel 1968 Franklin J. Schaffner, è l’involuzione di quella delle scimmie) ha tirato diritto, e come farebbe con naturalezza ogni futura scimmia ha continuato a muoversi. E ai fini artistici ha voluto unire i fini terapeutici, ben intuendo, da soggetto Alpha qual è, che negare il ritmo che è dentro ciascuno di noi, immobilizzarsi nelle repliche di pietra che suo padre avrebbe voluto per lei, fa ammalare.
Maria Fux in questo splendido docufilm è vestita di un abito viola, lungo, rassicurante e leggero, spiritoso, serissimo, autorevole e cordiale, una specie di Fata Violetta e Cicala Parlante insieme. Appare ai suoi “Bambini di Legno” col suono di una campanella, sparisce come una visione al termine della seduta lasciando però tutto di sé ai suoi allievi, tutto ciò che ha dentro di sé, e cioè la musica, quella musica che anche ai sordi riesce a far ballare, mangiare, afferrare con la punta delle dita, musica che può essere anche solo un rumore, un vento, una piuma, un telo soffice che ti sfiora, uno sciame di cordellini colorati che ti gioca intorno.
Da fottuto in partenza quale mi sono dichiarato, danzamovimentista di primo pelo e ultima spiaggia, posso solo aggiungere molte lodi per Ivan Gergolet, regista italo sloveno dalla biografia imperscrutabile e dai meritati tributi a Venezia #71 per questo suo film confezionato alla perfezione sotto ogni aspetto, mentre per ciò che riguarda Maria Fux, ritenendo di non potermi permettere l’indebito lusso di aggiungere altro di mio, mi concedo invece la noia di trascrivere/tradurre/copiaincollare qui di seguito alcune cose trovate in rete, tra il suo sito ufficiale e altri siti che ufficialmente le riconoscono ciò che io conoscerò solo quando sarò finalmente diventato scimmia.
“La proposta è semplice e alla portata di tutti; la
narrazione nasce dal movimento e quindi nessun corpo può rimanere statico; il
racconto si rivela in forma esclusiva attraverso l'azione - e non attraverso i
pensieri - convinti che il corpo sia incapace di mentire.
La ricerca dell'alunno viene quindi orientata alla
scoperta del gesto vero e sincero, in coerenza con il proprio corpo e quindi
squisitamente unico. Il gesto vero e sincero che ci appartiene è quello che,
mentre lo compiamo, ci dà piacere e gioia. In esso possiamo riconoscerci, ci
sentiamo comodi, al di là delle nostre incertezze e senza fatica.”
- “Sono un’artista che, attraverso un lavoro creativo,
ha trovato un metodo che produce il cambiamento nelle persone attraverso il
movimento. La sola cosa che faccio è stimolare le potenzialità di ognuno. Non
parlo di cura, ma di cambiamento: qualunque sia la gravità del problema, ci
sarà sempre qualcosa da modificare, anche se è opportuno dire che il solo
movimento non fa sì che il soggetto cambi, così come è corretto dire che non
tutti sono necessariamente predisposti ad un cambiamento del proprio corpo, del
proprio sentire, della propria vita. E’ un metodo di lavoro, creato dalla mia
esperienza di artista.”
- “Attraverso il movimento si producono cambiamenti che
non sono solamente fisici, ma che riguardano spesso la nostra interiorità
ignorata, sensoriale e psichica. Attraverso il movimento, il “no” del corpo può
diventare “sì”, semplicemente attraverso la stimolazione delle aree dormienti del corpo stesso, e non
soltanto attraverso i canali uditivi.”
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