Un vecchio classico del 1929 ,
testo e musica scritto da Miguel Bucino, dedicato a un ballerino che, iniziata
la sua carriera nelle povere periferie di Buenos Aires, grazie al suo talento e
alla sua ostinazione di vanitoso ragazzetto un po’ smargiasso, arriva a
diventare un Maestro di tango ricco e famoso.
Anche quando non racconta di passioni amorose, la musica del tango è sempre struggente, evocativa, e sa riempire l’animo di chi la ascolta in pochissimi minuti e con pochissimi versi, forse proprio grazie alla sua magica capacità di sintesi, di un’emozione grandissima anche per le piccole cose della vita, quelle semplici, comuni, come l’amore, appunto. O del passare inesorabile del tempo, quando un vecchio e ricco signore di successo si guarda dentro lo specchio sfarzoso di un cabaret, e non può non rimpiangere, intanto che sente risuonare una “Cumparsita”, quel birbantello squattrinato e ambizioso che era stato un tempo.
Libera traduzione, scevra da
intenzioni letterarie. Incluso link audiovideo youtubbuto, non particolarmente pregevole dal punto di vista musicale/canoro, ma originale e dal vivo, e se non altro ricco di buona volontà coreografica e con due bravi ballerini sul palco.
Vestito
come un dandy, capelli impomatati
e insieme a una ragazza carina più d’un fiore, mentre balli in milonga ti dai un sacco d’arie, e ti esibisci facendo brillare la tua eleganza.
Qualcuno
te l’aveva pur detto, vecchio birbante,
che un giorno saresti diventato il Re del Cabaret, e che per insegnare i tuoi passi avresti addirittura aperto un’Accademia.
E la
Fortuna, che è Femmina, aiuta sempre i tenaci.
Ballerino
sbruffone! che vanitoso muovevi i tuoi primi passi
in quella vecchia balera nella periferia del Barracas, e ora, dopo aver rincorso una nuova vita, vieni a esibirti fino a Maipù!
Io
lo so che quando senti suonare “La Cumparsita”
hai un tuffo al cuore, ricordandoti di come la ballavi in maniche di camicia e senza un quattrino, mentre ora lo stesso tango lo balli da gran signore.
Però
daresti chissà cosa per poter ritornare
per un attimo quello sbruffoncello di un tempo, perché certe volte la gloria è solo una seccatura, e certe volte vedi solo un uomo vecchio e triste dentro lo specchio del vecchio cabaret. |
Vestido como un
dandy, peinao a la gomina
y dueño de una
mina más linda que una flor,
bailás en la
milonga con aire de importancia,
luciendo tu
elegancia y haciendo exhibición.
Cualquiera iba a
decirte, che, reo de otros tiempos,
que un día
llegarías a rey del cabaret,
que pa’ enseñar tu
corte pondrías academia…
Al taura siempre
premia la suerte que es mujer.
Bailarín
compadrito,
que floriaste tu
corte primero,
en el viejo
bailongo orillero
de Barracas al
sur.
Bailarín
compadrito,
que quisiste
probar otra vida,
y al lucir tu
famosa corrida
te viniste al
Maipú.
Araca, cuando a
veces oís La Cumparsita
yo sé cómo palpita
tu cuore al recordar
que un día lo
bailaste de lengue y sin un mango
y ahora el mismo
tango bailás hecho un bacán.
Pero algo vos
darías por ser sólo un ratito
el mismo
compadrito del tiempo que se fue,
pues cansa tanta
gloria y un poco triste y viejo
te ves en el
espejo del viejo cabaret.
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