Questa attesa sta diventando pesante. Giovanni non ha più
toccato cibo, è sempre più debole, io non riesco a stare fuori di casa, a meno
che non ne sia obbligato, senza sentire il bisogno di ritornarvi per stargli
accanto. Ieri pomeriggio, l’ultima giornata di una fase di caldo torrido in
questo confusionario inizio di estate, ho avuto la netta convinzione che il
momento fosse arrivato: sono rimasto con lui tutto il pomeriggio, tappato in
casa per difendermi dall’afa, in compagnia del ronzio del ventilatore e delle
molte zanzare, quest’anno particolarmente agguerrite.
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Birichino, fino alla fine, dopo che ero stato quasi due ore ad osservare il movimento del suo ventre aspettandomi di vederlo cessare da un momento all’altro, in serata sembrava quasi più vispo del solito (si fa per dire, inteso per lo standard attuale...): è voluto uscire in terrazza che stava già tramontando il sole e vi è rimasto fino a buio fatto, con lo sguardo attento puntato verso il giardinetto dove vive Dora, tanto che mi è dispiaciuto, una volta che la mia resistenza al sonno aveva ceduto definitivamente, doverlo riportare dentro per chiudere bene tutte le finestre e le serrande prima dell’arrivo del temporale notturno che già luccicava verso il mare.
(segue)
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