giovedì 10 marzo 2016

Estratti di Dora - 03

    Dora ha scelto la sua stanza dei giochi.  In quella stanza ha marcato i suoi anfratti preferiti, i percorsi, le traiettorie, i nascondigli, le strategie d’assalto e ritirata, i punti forti per lei e quelli forti per me, suo avversario preferito. Ci litighiamo l’intelligenza di non farci male, suppongo con la volontà di chi si vuol bene, ma non sempre ci riusciamo. Io, per parte mia, tengo sempre un piede a bloccare la porta intanto che lei ha finto di nascondercisi dietro in attesa che qualcosa (un cordino, una matita, meglio di tutti una delle mie dita) si agiti nell’interstizio sottile con il montante, per evitare che le si schiacci una zampina nel mezzo. Lei di suo tiene il più possibile le unghie ritratte, ma non sa darsi pace quando è ora di mordere,  e lo fa così bene che quasi tutte le nostre battaglie finiscono con me in infermeria a tamponarmi con acqua ossigenata, e lei con la sua coda a mille ad aspettarmi  tra la selva di zampe marcate Ikea che fiorisce sotto il tavolo della sala. 
    Se nella prossima vita dovessi rinascere soldato, sono certo di volere Dora come mio generale.
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