domenica 31 agosto 2014

Di Fine Estate

   Stamattina, ultimo istante di un’estate capricciosa e ribelle, il mare ha voluto darmi il meglio di sé: bello come quest’anno mai, allegro e cristallino, l’ho accarezzato a lungo mentre  mi sorrideva. L’ho ringraziato per avermi di nuovo risparmiato le sue potenti ire, per avermi consentito ancora di giocare con lui in quell’elemento che, di diritto, non mi appartiene, senza pericolo e senza dolore, al sicuro.
   E’ stata grande la fatica nel momento del congedo: continuavo a guardarlo incapace di andarmene, anche se ci eravamo già detti tutto, spiegato tutto, spiegato perché in quest’anno dispari 2014 non sia riuscito ad  innamorami di lui come in passato, perché a nessun appuntamento rosa di gabbiani al tramonto, quando l’umanità recede e restano soltanto le nostre virtù selvagge, mi sia mai quest’anno presentato, perché e a causa di quali nuvole cattive sia sembrato, per una lunga estate, spegnersi il fuoco della nostra intesa.  Continuava a sorridermi, noncurante di tutti i  perché, e felice. Ed io con lui, felice: lo struggimento per quelle acque salate e dolci che domani una bora mordente renderà torbide e malvage, la benevolenza crudele del tempo che al tempo giusto separa gli amanti quando la stagione del cuore deve finire.
   Rincasando, lucida e pulita, la prima castagna selvatica caduta dal suo ramo sulla terra mi ha occhieggiato mentre le sfrecciavo accanto, pigro e distratto, sul mio motorino. Rimpiango adesso di non essermi fermato a raccoglierla.
Dopo, si alzerà forte un vento…

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giovedì 28 agosto 2014

Postia Pappi Jakoobille


   In uno spoglio ambiente carcerario, appena rischiarati da una luce tagliata proveniente dalla piccola inferriata posta in alto alle spalle di lei, Leila e il direttore della prigione in cui è detenuta sono a colloquio. Con poche, stringate frasi sintetiche, il direttore chiede alla scostante e imbronciata ergastolana cui appena è stata concessa la grazia (richiesta da non si sa chi – “Non da me sicuramente” asserisce categorica Leila) quali siano le sue intenzioni per il nuovo futuro da persona libera che le si prospetta. L’accenno alla possibilità di andare a stare con la sorella non trova risposta se non nella freddezza dello sguardo della donna, ed ecco che allora il direttore le propone un lavoro facile, tranquillo, forse noioso ma sicuro, che Leila, date le sue condizioni, non potrà rifiutare:  assistere un anziano parroco cieco che vive in completa solitudine in qualche remota regione di campagna nella fredda Finlandia.
E’ questo l’incipit che, prima che una malinconica sonata di piano in tonalità minore sui titoli di testa accompagni la ruvida Leila verso la casa parrocchiale di Padre Jaakob, introduce a questa magnifica storia di due solitudini incomplete, fatta di sentimenti profondi, caratteri difficili, di aspirazioni sublimi  e di abissi dell’anima, di verità nascoste e pudori inconfessabili, di anelito alla pace a dispetto (e contro) tutte le infelicità che hanno potuto mettere radici nel corso del tempo.
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giovedì 21 agosto 2014

A Cippo Legacy.

Sono passati un tot di anni da quando ho montato questo filmetto, e un tot ulteriore da quando furono “girate le scene” che contiene (pregasi notare l’onestà intellettuale e critica insita nel virgolettato...). Erano i primi tempi che mi gingillavo con le nuove apparecchiature elettroniche della nostra modernità, al cui uso e alla cui scoperta mi sono sempre adoperato con pervicace e costante, lieve ritardo rispetto alla media, ed ero pertanto nella fase scimmiesca in cui anche soltanto potersi riguardare dento una fotocameretta da due soldi sgragnata tra i saldi di un mega-store, mi procurava, nonostante l’età fosse già quella di un “Sapiens-sapiens” adulto, un gran divertimento. Quella fase è passata, ed è un peccato, perchè come tutte le cose sciocche ed infantili è destinata in qualche modo ad essere rimpianta, e perché è sempre meno facile, man mano che il tempo passa, poter trovare qualcosa intorno che ti faccia sentire ancora gioiosamente bambino.
Difficilmente la mia mente asimmetrica riuscirà a partorire di nuovo qualche creazione come “A Cippo Legacy”, data anche la pigrizia (tecnologica e non) attualmente in rapida rimonta, unita alle nuova consapevolezza dei propri limiti maturata nel frattempo, la quale mi ha ormai pressochè convinto che non sarò mai né un grande regista, né un grande video maker, e neppure (forse, prima o poi) un grande blogger.
Mi tengo comunque sempre buona qualche via di fuga, tante volte dovesse servire, prima che una compassionevole età pensionistica, o un qualche pernicioso coccolone di natura cardio vascolare mi trascini nel gorgo del dissolvimento, personale o di specie.
Comunque sia, sul mio blog, “A Cippo Legacy” non poteva mancare”.
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venerdì 8 agosto 2014

Con Trazioni


La carne
  mi sussulta da sola.

Niente di strano,
  visto che non mi appartengo,

     che non mi riconosco,

        che non so, nemmeno io
           chi sono.


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lunedì 4 agosto 2014

Al mondo, un posto

Ci fosse
   al mondo,

un posto, adesso
   di poca gente insieme,

di un boccone di cibo e di un bicchiere forte

   di un filo
     di ombra silenziosa, un grillo,

di un vento sussurrato, un miglio

   distante che arrivi
     portando l’odore...

Al mondo, ci fosse
    di terra un po’, ancora

ti porterei.


Mo acsè

Mo acsè, dal vólti, quant a tòurn a chèsa,

la sàira, préima d’infilé la cèva,
a sòun, drin, drin,

  u n’arspònd mai niseun.
E così delle volte, quando torno
a casa,

la sera, prima d’infilare la chiave
suono , drin, drin,

   non risponde mai nessuno.




                                  
                                                  Raffaello Baldini

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venerdì 1 agosto 2014

La sezione "Download"

E possibile scaricare i racconti (per ora è uno solo, chi vivrà, vedrà...) nella sezione "Download" in basso a sinistra. Sono zippati in formato .PDF e .epub per la gioia dei vostri bei ciaffetti con l'e-reader dentro.
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In Morte del Fratello Giovanni - Epilogo


Non so cosa mi resterà di questa esperienza avuta con Giovanni: a calcolarla si fa presto, sono diciotto anni e undici giorni esatti, incastonati in quel settore della vita durante il quale un uomo raggiunge la maturità più piena. Per adesso mi resta un vuoto immenso, uno sgomento diffuso che si accumula come polvere in tutti quegli angoli della casa da cui lentamente vanno scomparendo le cose che gli erano appartenute e che davano la misura della sua presenza, un vuoto che atterrisce, un dolore sordo che si strozza nell’incredulità non ancora rassegnata al non  ritrovarlo dietro la porta che si apre, o in cima alla scala a chiocciola, che mi guarda dall’alto se rientro dall’interno,
oppure acciambellato in poltrona, che alza appena il capo per darmi il bentornato dando un lieve miagolio, del suo farmisi incontro tutte le volte, con la coda alzata; non so cosa sarà non avere una ciotola da pulire e riempire di nuovo, cosa sarà non dover più subire i suoi balzi in cerca di compagnia e conforto sopra di me che dormo, e che mi sottraevano sonno e riposo prezioso, e cosa saprò farmene di questa ritrovata “ricchezza”.  E di tutte le foto di lui, e dei video che giravo e poi montavo musicandoli, qualcuno con fare scherzoso, altri dal tono affettuoso, altri ancora che già all’epoca sapevo sarebbero stati la mia corona di spine in questo momento...

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