giovedì 27 ottobre 2016

Bigmouth - The Smith (A.D. 1986)

Sweetness, sweetness I was only joking
When I said I'd like to smash every tooth
In your head.



Oh sweetness, sweetness, I was only joking
When I said by rights you should be
Bludgeoned in your bed.

And now I know how Joan of Arc felt
Now I know how Joan of Arc felt
As the flames rose to her roman nose
And her Walkman started to melt.





Oh Bigmouth,  bigmouth,
Bigmouth strikes again
And I've got no right to take my place
with the human race.

Avanti, dolcezza, su....
scherzavo...
Ho detto che vorrei romperti
tutti i denti che hai in bocca?


Che bisognerebbe prenderti a randellate
fino ad ammazzarti
intanto che te ne stai a letto beata?

Ma dai, su... che sono solo un boccalone.
Pensa invece a Giovanna d’Arco,
a quel suo bel nasino romanico
che prende fuoco
mentre il walkman gli si squaglia dentro le orecchie!
Eh, dolcezza? Che ne dici?


Avanti, dai... Noi,
noi siam mica di questo mondo....




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martedì 18 ottobre 2016

Maryland - Alice Winocourt (Fra - 2015)

     “Maryland” è un luogo. E’ il nome di una lussuosa villa francese dove il signor Whalid, ricco libanese di non meglio (non subito) precisata professione, vive con sua moglie, il figlioletto  e qualche domestico. Il titolo del film è già azzeccato di suo: fissare l’accento su di un luogo piuttosto che su persone o accadimenti, è ben fatto per un film dove poco o nulla accade, dove la maggior parte delle cose è inserita per sottrazione, e dove persino il cane di casa fa di nome “Ghost”.

   Vincent è un reduce d’Afghanistan, dunque è classico il suo patire di PSTD (Disturbo Post Traumatico da Stress). Per lui, in alternativa ad un improbabile nuovo reclutamento nelle zone di guerra, si prospetta un lavoretto per niente mal retribuito allorquando, dovendosi il ricco libanese assentare “per affari” a   Ginevra per un paio di giorni, gli viene proposto di fare da bodyguard alla bionda signora rimasta sola in quel di Maryland.
   Jessie è la bionda signora di cui sopra. Candida pelle sovresposta pressoché dall’inizio alla fine (mozzafiato il suo abito d’esordio alla festa cocainizzata dell’entuorage di suo marito e dei suoi – non loro – amici faccendieri alla villa), la sua passività apparente sarà in realtà la “seconda fase” di quel motore a scoppio che correrà veloce e senza fretta, insieme al pistone Vincent, per tutta la durata del film.

   Alice Winocour, classe 1976, Parigina, già in nomination per l’Oscar per il film “Mustang” e che, oltre a quello, vanta una  bella sfilza di riconoscimenti e premi quanto basta per essere alquanto snobbata dalla distr(ib)uzione italiana (sic!), sapientemente utilizza la prima mezz’ora di questo film come introduzione didascalica alla non-vicenda; dopo di che, “Maryland” è praticamente un “passo a due” tra gli ottimi Matthias Schoenaerts e Diane Kruger (da notare: nessuno dei due di madrelingua francese, e pertanto ancor più meritevoli di elogi), del quale molto sottilmente, in un’atmosfera tesa e a tinte fosche solo in apparenza noiosa, la regista, con magistrale, finta lentezza, e con un dosaggio perfetto dell’evoluzione dei non-eventi, saprà rendere  il senso ultimo delle cose grazie ad  un ottimo finale  che, se non nei fatti, resta comunque aperto nelle intenzioni, esplicativo e  rivelatorio insieme, conferendo ai due protagonisti la tridimensionalità di un tutto tondo disperato e bisognoso al di là di quanto le loro stesse coscienze abbiano potuto riconoscere in loro stessi.

Riuscitissima la scelta dei due attori protagonisti: gli sguardi perennemente bassi di un ultra-buono (anche quando gli tocca la parte del duro) come Schoenaerts, e la gelida ultra-bellezza della Kruger (sempre altrettanto gelida sia nei ruoli di vittima innocente, sia in quelli di subdolo carnefice) si fondono  perfettamente e in maniera quasi sorprendente grazie all’impasto creato da una regia molto attenta ai particolari, ai dettagli, come detto all’inizio: alle sottrazioni (fulminea, sbrigativa e cruciale la morte della madre di Vincent ad inizio film),  abilissima nel procedere rettilineo e costante verso un obiettivo sempre latente eppur sempre presente.


   “Maryland” è un film non da una visione sola, se non altro per poter rivedere con la dovuta calma la scena del pre-finale, l’ultima aggressione in villa dei “fantasmi incappucciati”, nemici solo per contratto e pertanto senza nessun nerbo, dove la brutalità inaudita usata da Vincent/ Schoenaerts è come l’estuario in cui il fiume di pena dei due protagonisti  tenterà di dissolversi.
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domenica 9 ottobre 2016

Avril et le Monde Truqué - Franck Ekinci, Christian Desmares (Fra/Can 2015)

   Il “Mondo Truccato” della giovane Avril, ultima della schiatta dei Franklin, è una Parigi Imperiale tra gli anni ’30 e ’40 del secolo passato che, sotto il regime di Napoleone Quinto, canta una marsigliese perfettamente riconoscibile e diversa, ha due Torri Gemelle come gli americani di Bin Laden (ma sono due Torri Eiffel) , è rimasta imbrigliata in uno stallo tecnologico che procede a carbone (intanto che l’elettricità è ancora un segreto conteso tra pochi), Parigi e Berlino sono unite tra loro sia da un treno a vapore che le collega in comode 82 ore, sia dal nemico comune, le Americhe, alle quali muovono guerra, alleate con l’Europa intera,  per conquistare le preziose foreste del Canada.

    Ma è anche un Mondo dove certi gatti parlano, e parlano anche certi rettili “mutati” oltre mezzo secolo prima a causa degli esperimenti  del bisnonno di Avril, costui vicino alla scoperta  dell’Elisir di lunga vita, ovvero quel Siero dell’immortalità  del quale il Napoleone dell’epoca (era il Terzo, quello vero), alla soglia della guerra contro i Prussiani del 1870, voleva assolutamente impossessarsi. Il “punto di rottura” avviene qui, nel luglio del 1870: è l’incipit del film, dove la Storia reale devia dal suo corso quando un improvvido sparo nel laboratorio di Gustav Franklin rende un’inaspettata libertà ad una coppia di varani...


Nel mondo che ne scaturisce, immaginato dagli sceneggiatori Franck Ekinci (che firma con Christian Desmares anche la regia) e Benjamin Legrand,  disegnato dall’estro di Tardi, trovano posto marchingegni fantastici di ogni genere, case che camminano e nuotano, topi spia, nuvoloni neri e minacciosi dai quali si dipartono raggi cosmici, immensi laboratori sotterranei, veri Universi Paralleli,  dei quali nessuno sospetta l’esistenza e dove una nuova, apparente e sconosciuta tirannia, tiene prigionieri tutti i migliori scienziati della terra affinché portino a termine gli studi del primo dei Franklin. E dove, ovviamente, la ricercata numero uno è proprio Avril, l’unica in possesso del prezioso segreto, ricercata per lo stesso motivo, insieme a suo nonno, anche dalla buffa polizia imperiale di Napoleone Quinto.

“Avril et le Monde Truqué” è un film delizioso sotto ogni aspetto: a cominciare dal tratto semplice e accattivante dei disegni, da una sceneggiatura degna di una spy story, da un susseguirsi di colpi di scena perfettamente dosati nei tempi e nei modi, dalle molteplici sfaccettature di molti personaggi (i genitori di Avril non sono esattamente un “papà e mamma”;  idem per gli stessi “nuovi tiranni”,  il cui rapporto tende ad un’inevitabile degenerazione; il giovane Julius che, al soldo della polizia, prima inganna e poi si innamora di Avril  prendendone le parti;  persino l’ ispettore di polizia Pisoni, sulla carta il peggior nemico della buona eroina, alla fine avrà un ruolo determinante per il buon esito della vicenda e per il trionfo del Bene), e non ultime tutte le considerazioni “sociali” che può suscitare, laddove la questione del poter possedere o meno uno strumento come “Il Siero Definitivo” divide inevitabilmente coscienze e destini della Natura intera.
   
Ma se c’è una cosa che sopra tutte rende questo film davvero imperdibile (oddio... ho detto imperdibile?!? In Italia non è mai stato distribuito....) è Darwin, il gatto di Avril (nomen omen), le cui gesta a metà tra quelle di un gatto qualunque che si elettrizza alla vista di un topo, quelle di un supereroe che si lancia, steso come un tappeto, per infilarsi nell’ultimo spazio utile per salvare l’Universo, e quelle di un Cupido vagamente saccente che se la ride sotto i baffi degli screzi infantili tra Julius e Avril, avrebbero potuto conquistare benissimo anche il pubblico di grandi e piccini della nostra piccola Italia. Da una parte meglio così: ci siamo risparmiati il dover sentire la voce di Frizzi... Ottimi invece i contributi vocali francesi, da Marion Cotillard a Bouli Lanners, Olivier Gourmet e Jean Rochefort, e per il sottoscritto una piccola sorpresa personale, avendo io da tempo perduto le tracce ed ora finalmente ritrovata (anche se solo, ahimè,  via audio) la bellissima Anne Coesens.

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