mercoledì 22 giugno 2016

Priceless ("Hors de Prix") - Pierre Salvadori (Francia - 2006)

Immersi ognuno a suo modo nel lusso sfrenato e strafottente della Costa Azzurra, Irène (Audrey Tautou)  e Jean (Gad Elmaleh) sono rispettivamente: lei una spregiudicata cacciatrice di dote che batte (in senso lato) i sentieri della fascia agée dove le prede sono evidentemente più deboli e grasse, e dunque più facili da catturare; e lui un timido barman zelante e squattrinato, preda a sua volta dei capricci della ricca clientela e dei loro cagnolini annoiati e ben pettinati. Per via di un malinteso, del quale Jean, colpito come un fulmine dal fascino della ragazza, non è del tutto incolpevole, Irène, durante un fine serata deserto in cui è andata deserta anche la sua caccia alla volpe, scambia il barman per un ricco cliente dell’hotel, adescandolo di par suo, salvo accorgersi giusto il mattino seguente di aver preso il pesce sbagliato. Con lei prontamente in fuga, scatta l’inseguimento del già innamoratissimo Jean che ingaggia con lei una lotta evidentemente impari dove inizialmente, per riuscire a reggere il “ritmo” imposto della sua bella, il giovane barista deve dar fondo a tutti i suoi risparmi per sperare poi in  qualche ignota fortuna.
Con quell’abile fantasia birichina che il regista Pierre Salvadori saprà replicare (nonché notevolmente migliorare nello sviluppo degli intrecci) quattro anni dopo con “Beautiful Lies” (“De vrais mensonges” - 2010), la fortuna troverà il modo di aiutare l’audace giovanotto, nel frattempo scopertosi scaltro e furbo, nonché piacente e seduttivo, pronto a tuffarsi anche lui nel mare di soldi che bagna le coste francesi, questa volta (ma solo per amore, e solo per un attimo) non da misera sardina, ma da raro pesciolone pregiato, destinato a impreziosire qualche sontuosa ricetta di Haute Cuisine.
Certo che con il faccino (ed il talento, ovviamente) di Audrey Tautou tutto viene facile per il regista francese: non per niente sceglierà di nuovo la stessa Tautou per la sua successiva commedia. Ma anche per la figura maschile Salvadori ha buon naso, andando a pescare nell’aria spaesata e ingenua di  Gad Elmaleh un ottimo controcanto per gli acuti ultrasonici della protagonista femminile. I francesi, bisogna dirlo, sono abili nelle commedie: non a caso vengono scopiazzati spesso da cinema che evidentemente hanno meno fantasia: come quello italiano (vedi il clamoroso “Benvenuti al Nord” che ai nostri connazionali è bastato rigirare la cartina di geografia economica  per farlo diventare campione di incassi qualche stagione fa), o forse, più prosaicamente da  chi semplicemente decide di investire nel cinema molto meno risorse di quanto non facciano gli iper-produttivi francesi. Fatto sta che questo piccolo “Priceless” (“Hors de Prix” in originale, titolo naturalmente imbestialito dai nostri bestiali distributori con un “Ti va di pagare?” che, da solo,  farebbe passare la voglia di vederlo) è molto simpatico, con una buona dose di ironia, una favoletta allegra che si infila sotto i tunnel alpini entrando abbigliato di spensieratezza leggera  e, senza trucchi e senza inganni,  uscendone elegantemente travestito da favola moderna, con l’immancabile lieto fine dell’ex rospo che diventa principe e relativo “Vissero per sempre felici e contenti”. Senza nulla pagare, naturalmente.
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domenica 12 giugno 2016

De Vrais Mensonges - Perre Salvadori (Francia 2010)

   Tanto di cappello a questa sceneggiatura scritta a quattro mani da  Benoît Graffin e dallo stesso regista di origini tunisine Pierre Salvadori: “commedia dell’equivoco” non è sempre sinonimo di “divertente”, a parte il fatto che sapersi inventare gli equivoci non è cosa poi tanto facile. Ma in questo caso i due autori hanno saputo inanellare la serie di “Alcune Verissime Bugie” (meglio il titolo francese anziché quello internazionale  inglese) con una finezza intelligente e garbata che ha saputo andare al di là della semplice sequela degli equivoci, cospargendo un’abbondanza di piccoli dettagli per nulla irrilevanti e assolutamente  significativi per tutta la durata  del film, durata perfettamente calibrata nell’ora e tre quarti (penso ad esempio al dettaglio del foulard verde scampato per un attimo al destino della spazzatura, o alla  firma di “sentimenti anonimi” ripescata identica all’inizio nell’ultima bugia epistolare). 

   Salvadori ha inoltre saputo/potuto abilmente appoggiarsi ad un terzetto di protagonisti davvero encomiabili: Audrey Tatou (un viso che è un piccolo patrimonio del cinema), Emilie, sciocca pasticciona senza scrupoli che pure non riesce a tagliare i fili che la legano alla sua buffa innocenza; Nathalie Baye (Maddy), madre complicata e divinamente semplice nei molteplici cambi di registro che la sceneggiatura le richiede di operare (e anche qui si nasconde sapientemente una bugia...), Sami Bouajila (Jean), orgoglioso eroe  della vicenda, timido e in crisi, pronto a mettersi in discussione ogni volta (indimenticabile la sua cazziata in cinese nel salone di parrucchieria con non meglio spiegate interlocutrici asiatiche) e a rimodellarsi così come l’amore che lo sospinge gli chiede di fare.

   Certo, come ogni buona commedia degli equivoci richiede, qua e là la sceneggiatura ha bisogno di ricorrere a piccole incongruenze (tipo le suddette cinesi in parrucchieria), ma in un film come questo, dove ogni bugia è assolutamente veritiera, anche le incongruenze finiscono per passare inosservate. D’altra parte,  questo è proprio uno degli ingredienti principali  per cui, iniziando ad impastare una  “normale commedia degli equivoci” come  “De Vrais Mensonges”, possa essere alla fine sfornato un film davvero divertente.
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domenica 5 giugno 2016

Sueño de barrilete

- “Sueño de barrilete” (Testo e musica di Eladia Blázquez. Al link: incisione di Rubén Juárez del 1969. Libera traduzione/interpretazione del sottoscritto).

   “Già da piccino ero pieno di fantasia: sognavo di essere un aquilone che volava sempre più in alto, spinto tra le nuvole da un vento di speranza. Sono cresciuto dentro questa illusione semplicemente ascoltando il mio cuore, ancora non sapevo che la vita non è un giocattolo, e che gli ideali valgono niente come le banconote false.

   Dall’amore ho avuto solo delusioni, perché ho sempre preferito regalare il mio cuore anziché venderlo. Poi mi sono ostinato a scrivere versi senza rendermi conto che la vita è solo dolore scritto in prosa, e che la vita uccide tutte le cose migliori, maledetta vita! Questa fatica senza fine mi sta annientando, dentro di me si aprono ferite di continuo, e il sorriso di un tempo è andato in frantumi come un cristallo rotto...

   Mi chiedo dove sia finito il bambino di un tempo, quello che voleva essere un aquilone, quello che credeva che la vita sia qualcosa di più del solo lavorare per mangiare. Non so se mi sia venuta meno la fiducia, oppure la volontà, o se invece sia stato soltanto un vento cattivo  a tirarmi giù dalle nuvole, e a farmi risvegliare.”
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