lunedì 8 dicembre 2014

La Prima Volta


E così è stato.
        Quando scrissi la poesia “IlGiardino”, le volli subito bene. Forse perché voglio bene al mio giardino, alla mia casa in genere, la mia tana. O forse perché, attraverso quelle rime alternate,  infantili e sempliciotte, sentii subito che stava transitando efficacemente verso l’esterno il senso reale di ciò che covava nel mio animo. Che (dicono) sia ciò che veramente conta per una poesia e/o per il suo poeta.  Quando poi decisi di inviarla al primo concorso  cui abbia mai partecipato, venutomi a caso/non-a-caso... a cercare, lo feci con la più totale disillusione. Non a caso, appunto, mi definisco “PoEtaBeta”. E, colto dalla sorpresa di vedere “Il Giardino” classificarsi tra le migliori 15 poesie, selezionate tra un carnet di circa 300 (150 autori, partecipanti ciascuno con due opere), mi son dovuto lasciare spedire in orbita.
Vicino, vicinissimo: il Pianeta del Festival dei Due Parchi e del suo Quinto Concorso di Poesia organizzato dall’IPAEA è ad una frazione di anno luce infinitesimale lontano da qui, nemmeno 40 euro di treno andare e tornare: Ascoli Piceno (bella città: ruvida, primitiva, orgogliosamente  pietrificata... I Piceni, i Sabini, così erano e così sembrano essere ancora). Ci sono andato, e tornato, il tempo di uno scarno fine settimana, una missione spaziale lampo a cavallo tra due Parchi (Sibillini e Gran Sasso) e due Cieli  (quello pieno di sole di ieri mattina ad Ascoli e quello nero e ostile della Pesaro che mi ha ripreso solo poche ore dopo).
  Torno con una bella pubblicazione patinata, il mio nomecognome è scritto tra parentesi nelle prime trenta pagine. Un po’ mi voglio bene, come al mio giardino.  Un po’ mi odio, per non essere stato (ancora e sempre) in grado di cogliere i frutti che mi capitano a portata di mano, che potrei assaporare pienamente se solo sapessi avere meno paura.

Ad ogni modo: cin cin! 
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