venerdì 24 febbraio 2017

Paterson - Jim Jarmush (Usa 2016)

    Paterson è Paterson. Paterson è moltiplicato per due, in quanto essere gemelli, a Paterson (città) sembra quasi una cosa inevitabile. Anche Paterson (lui) e sua moglie Laura, più che una coppietta felice, danno spesso l’idea di essere due complementari identici, di origine monozigotica, fatti l’un per l’altra non dalla volontà, ma da un benevolente destino, dalla trama di un racconto fantastico solo accidentalmente tanto simile alla realtà. 

    Jarmush ci ha abituati a camminare su questo crinale, sul confine tra immaginato e vissuto, tra ciò che è solo probabile e ciò che sembrerebbe certo. Ha impostato così molti dei suoi film, a partire da quello del suo esordio: “Stranger than Paradise” (al quale questo “Paterson” somiglia molto: strutturato in “strisce”, molte dissolvenze al nero) era anch’esso una favola, una concretissima favola, e se nel finale di “Stranger” Jarmush scelse di non mostrare “l’Angelo” che procurò la fortuna di Eva, stavolta questa “Entità” prende corpo nei panni di un improbabile turista giapponese appassionato di poesia, attraverso il quale Paterson può risorgere a nuova vita dopo l’incontro con “il Male”.
    Un “Male” naturalmente sempre molto “leggero”, com’è nello stile del regista (mai vampiri “seri”, cioè escludendo quelli delle saghe per ragazzetti, sono stati leggeri come quelli di “Only Lovers Left Alive”, ugualmente dicasi per i mafiosi di “Ghost Dog” ), tanto leggero che spetta ad un simpaticissimo Bulldog inglese (Marvin) il compito di interpretarlo.  Marvin (elemento cardine nella sceneggiatura) non è il solito cagnolino che fa le feste quando torna a casa il padrone, o che smania per il suo giretto serale, o che corre dietro ad una palla: Marvin vive di brevi grugniti sopra la sua coperta (l’unica cosa colorata dentro una casa tutta in bianco e nero, tanto per sottolineare la sua peculiarità), obbedisce e non obbedisce con la stessa indifferenza e il medesimo distacco, e non a caso è oggetto di attenzione, in una scena, dell’unica incursione malefica, dell’unico vento negativo (una macchina di teppistelli che lo adocchia di sfuggita) che soffia per un istante nel clima mite e pacato di una comunità tranquilla dove, solo in apparenza, non accade nulla, o almeno, nulla di male.
E proprio Paterson (città) è un luogo che solo Jarmush poteva scegliere, metafora del suo cinema: tranquilla cittadina del New Jersey (Wikipedia le assegna 130 mila abitanti), sulla carta una periferia del mondo senza ruoli di rilievo nella Storia d’America, nasconde invece nelle pieghe della Sua Storia (nonchè nel “Wall of Fame” del bar frequentato dal protagonista) una serie impensabile di personaggi a vario titolo famosi e/o di un certo rilievo: da Rubin “Hurricane” Carter a Lou Abbot (quello di Gianni e Pinotto), Allan Ginsberg, Gaetano Bresci, e ovviamente il poeta Willam Carlos Williams.

   Ottima prova d’attore sia per Adam Driver, che con la sua ammaliante voce da basso recita le poesie al ritmo di come queste nascono e crescono sulle pagine del suo taccuino, sia per Golshifteh Farahani, che dietro la sua aria trasognata e svampita nasconde le ambizioni e i talenti di una vera artista, nonché sicuramente la prova di Nellie (Marvin, Palma d’Oro a Cannes, ovviamente nella sezione apposita).

   Importante anche il contributo musicale degli Sqürl (la solita atmosfera rarefatta tanto cara a Jarmush) e naturalmente un grosso applauso al vero protagonista del film, Ron Padgett, autore dei bellissimi versi del taccuino segreto di Paterson.
..

Love Poem 
We have plenty of matches in our house 
We keep them on hand always 
Currently our favourite brand 
Is Ohio Blue Tip 
Though we used to prefer Diamond Brand 
That was before we discovered 
Ohio Blue Tip matches 
They are excellently packaged 
Sturdy little boxes 
With dark and light blue and white labels 
With words lettered 
In the shape of a megaphone 
As if to say even louder to the world 
Here is the most beautiful match in the world 
It’s one-and-a-half-inch soft pine stem 
Capped by a grainy dark purple head 
So sober and furious and stubbornly ready 
To burst into flame 
Lighting, perhaps the cigarette of the woman you 
love 
For the first time 
And it was never really the same after that 
All this will give you 
That is what you gave me 
I become the cigarette and you the match, 
Or I the match and you the cigarette 
Blazing with kisses that smoulder towards 
heaven
Another One 
When you're a child you learn there are three 
dimensions 
Height, width and depth 
Like a shoebox 
Then later you hear there's a fourth dimension 
Time 
Hmm 
Then some say there can be 
five, six, seven... 
I knock off work 
Have a beer at the bar 
I look down at the glass and feel glad
The Run 
I go through 
trillions of molecules 
that move aside 
to make way for me 
while on both sides 
trillions more 
stay where they are. 
The windshield wiper blade 
starts to squeak. 
The rain has stopped. 
I stop. 
On the corner 
a boy 
in a yellow raincoat 
holding his mother's hand
 
Poesia d'amore 
Abbiamo molti fiammiferi in casa nostra 
Li teniamo a portata di mano, sempre 
Attualmente la nostra marca preferita
è Ohio Blue Tip 
Anche se una volta preferivamo la marca Diamond 
Questo era prima che scoprissimo 
I fiammiferi Ohio Blue Tip 
Sono confezionati benissimo 
Piccole scatole resistenti 
Con lettere blu scuro e blu chiaro bordate di bianco 
Con le parole scritte 
A forma di megafono 
Come per dire ancora più forte al mondo 
"Ecco il più bel fiammifero del mondo 
Il suo stelo di tre centimetri e mezzo in legno di pino 
Sormontato da una testa granulosa viola scuro 
Così sobrio e furioso e caparbiamente pronto 
A esplodere in fiamme 
Per accendere, magari, la sigaretta della donna che 
ami 
Per la prima volta 
E che dopo non sarà mai più davvero lo stesso 
Tutto questo noi vi daremo 
Questo è ciò che tu hai dato a me 
Io divento la sigaretta e tu il fiammifero, 
O io il fiammifero e tu la sigaretta, 
Risplendente di baci che si stemperano 
nel cielo
Un'altra 
Quando sei un bambino impari che ci sono tre 
dimensioni 
Altezza, larghezza e profondità 
Come una scatola da scarpe 
Più tardi capisci che c'è una quarta dimensione 
Il tempo 
Hmm 
Poi alcuni dicono che forse ce ne sono
cinque, sei, sette... 
Stacco dal lavoro 
Mi faccio una birra al bar 
Guardo il bicchiere e mi sento contento
La corsa 
Passo attraverso 
trilioni di molecole 
che si fanno da parte 
per lasciar passare me 
mentre su entrambi i lati 
altri trilioni 
restano dove sono. 
Le spazzole del tergicristallo 
cominciano a scricchiolare 
La pioggia si è fermata 
Io mi fermo 
All'angolo 
Un bambino 
Con un impermeabile giallo 
Stringe la mano di sua madre

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