giovedì 17 settembre 2015

Contro-Metamorfosi

   Adesso bisogna che metta via quelle sigarette: il cuore ha ben altro da fare stamattina che non sia pompare l’ossigeno rarefatto.
Non mi succede mai che abbia paura a scendere dal letto: di solito, quando mi aspettano giorni con prove difficili, così come quando so che mi aspetta una giornata ricca e serena, scrollati rapidamente via i primi immancabili capricci dell’età delle mie ossa, salto veloce sopra le mie ciabatte e parto spedito verso il primo carezzevole caffè, sia quel che sia. 

   Oggi non è né l’uno, né l’altra. E’ solo che stamattina non c’ero io nel mio letto… Dopo una notte quasi insonne, dove ho potuto vegliare, sudando mille e un pensiero, e i miei occhi aperti nel buio hanno visto spuntare dal mio corpo in tempo reale ogni zampetta,  ogni antenna, hanno visto “il ventre diventare convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati”, la paura mi ha tenuto su un fianco, poi sull’altro, poi sulla schiena per quasi mezz’ora.
   
   Alla fine sono sceso, finalmente, atterrando sulle mie ciabatte; e la paura, anche se non svanita, è diventata sopportabile, quasi un’amica, perché al contrario di quanto accaduto al povero Gregor Samsa scritto da Kafka, il mostro che ho visto allo specchio dopo aver preso il primo caffè è bello, è davvero molto bello.
E adesso… fumo.

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