domenica 31 agosto 2014

Di Fine Estate

   Stamattina, ultimo istante di un’estate capricciosa e ribelle, il mare ha voluto darmi il meglio di sé: bello come quest’anno mai, allegro e cristallino, l’ho accarezzato a lungo mentre  mi sorrideva. L’ho ringraziato per avermi di nuovo risparmiato le sue potenti ire, per avermi consentito ancora di giocare con lui in quell’elemento che, di diritto, non mi appartiene, senza pericolo e senza dolore, al sicuro.
   E’ stata grande la fatica nel momento del congedo: continuavo a guardarlo incapace di andarmene, anche se ci eravamo già detti tutto, spiegato tutto, spiegato perché in quest’anno dispari 2014 non sia riuscito ad  innamorami di lui come in passato, perché a nessun appuntamento rosa di gabbiani al tramonto, quando l’umanità recede e restano soltanto le nostre virtù selvagge, mi sia mai quest’anno presentato, perché e a causa di quali nuvole cattive sia sembrato, per una lunga estate, spegnersi il fuoco della nostra intesa.  Continuava a sorridermi, noncurante di tutti i  perché, e felice. Ed io con lui, felice: lo struggimento per quelle acque salate e dolci che domani una bora mordente renderà torbide e malvage, la benevolenza crudele del tempo che al tempo giusto separa gli amanti quando la stagione del cuore deve finire.
   Rincasando, lucida e pulita, la prima castagna selvatica caduta dal suo ramo sulla terra mi ha occhieggiato mentre le sfrecciavo accanto, pigro e distratto, sul mio motorino. Rimpiango adesso di non essermi fermato a raccoglierla.
Dopo, si alzerà forte un vento…

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