venerdì 1 aprile 2016

Il sorriso

Una signora mi disse, gentile, che nella vita, col mio sorriso, avrei aperto tutte le porte. Era amica di mia madre, io allora ero solo un bambino, timido, come lo sono ancora. Non lo disse a me direttamente, ma lo disse a mia madre  parlando di me in terza persona, mentre io ero lì, impacciato, tutto rosso di vergogna davanti a quei suoi gesti misurati che conferivano a quell’affermazione l’autorevolezza di un vaticinio benevolo. Mi sembra di ricordare che si chiamasse Lea... se così fosse, mi verrebbe da dire che nessuno nasce re per caso.

Così è stato: ancora oggi sono un bambino fortunato a cui basta un rotondo sorridere perché ogni porta gli venga aperta... Ma vorrei tanto che la signora Lea, allora anziana maestra elementare di tempi che oggi sono già reminescenze impossibili, fosse di nuovo qui a insegnarmi che cosa fare dopo. Forse potrebbe spiegarmi qualcosa di quell’abisso che si apre dietro ogni porta, spiegarmi la differenza fra un trucco e un prodigio, dirmi qualcosa del non saper entrare, del mio restare appeso all’uscio  così, col mio sorriso immobile di scimmia scioccamente compiaciuta  di se stessa e della sua bacchetta magica di bimbo.
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