mercoledì 24 febbraio 2016

Estratti di Dora - 02

   Dora mi aspetta, mi aspetta tanto, mezz’ore intere. Io di solito non lo so, ma intanto che sono lì in bagno, assiso sul mio metabolismo lento e problematico  a cazzeggiare col nulla luminescente che fuoriesce dal portatile, o che mi perdo tre le bucce delle sementine innaffiate di sangiovese per strascicare l’ultima parte della giornata, o che mi attardo pigramente sul letto rigirando la mia riluttanza a rimettermi in movimento per non so dove andare, lei è quasi sempre lì, da qualche parte, normalmente sul bordo di qualche mobiletto, o  dietro la porta sul tavolino degli scacchi, oppure sul comò vicino al portaritratti con la foto di Felix, invisibile, mimetizzata con l’aria. 
   Ormai ogni superficie lignea della mia casa che sia appena un po’ rialzata da terra, reca da qualche parte un’aiuola delle sue impronte visibili solo in controluce, raccolte, insistite, impresse a caldo nell’attesa che io mi ricordi di lei, della sua presenza, palesemente prive di qualunque traccia di qualcosa che assomigli solo vagamente alla fretta...
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