lunedì 15 febbraio 2016

Wildlike - Frank Hall Green (USA - 2014)

WILDLIKE

“La vita è come il vento: cambia sempre direzione”


Mackenzie è un’adolescente insicura e dagli occhioni tristi truccati di nero pesante. Parte in volo da Seattle verso le terre fredde dell’Alaska per trascorrere un periodo dal fratello di suo padre, morto un anno prima, onde liberare da impegni sua madre, bisognosa di un ricovero in lunga degenza per curarsi da non ben definiti disturbi psichici. Lo zio è molto gentile, cerca di metterla a suo agio in tutte le maniere, ma presto cederà alle tentazioni di indulgere in carezze e visite non gradite nel letto della nipote, la quale si darà così ad una precipitosa fuga nel tentativo di raggiungere di nuovo casa sua. Nella fredda Odissea attraverso le terre selvagge, la ragazza trova con Bart l’aiuto di un uomo forte e buono, aggrappandosi a lui con un’ostinazione che finirà per legare i due in maniera fatale.
“Wildlike” è un pregevole film al tempo stesso delicato (oltre all’infinita dolcezza del viso della bravissima Ella Purnell, si aggiunge la morbidezza dei suoni acustici o solo vocali della colonna sonora, che sono un trasognato tappeto di soffice ghiaccio lungo tutto il tragitto) e duro, una collana di dolori che si incontrano e si integrano tra di loro: oltre al dramma della ragazza, lentamente si disvelerà anche tutta la sofferenza che alligna nel cuore di Bart (cui la straordinaria bravura ed espressività di Bruce Greenwood danno uno spessore davvero notevole), e si uniranno le storie sofferte, raccontate o solo dipinte negli occhi, dei vari personaggi minori che compaiono nel viaggio (il giovane escursionista, l’eterogeneo gruppo nippo/americano che guida gli aquiloni); e ancor prima, in quelli che possono dirsi i “personaggi negativi” della storia (oltre allo zio, mi sento di includere anche la madre di Mackenzie, distratta ed egoista, non per nulla presente soltanto nella scena iniziale all’aeroporto), si può sempre includere un fondo di dolore che determina in qualche modo le loro azioni (la perdita del fratello/marito). 
Il tratteggio del carattere dei vari personaggi, secondo me è tutt’altro che superficiale, ma casomai è fatto con molta discrezione e molto tatto: il regista porta un encomiabile rispetto alle figure che costruisce, evitando di esporle troppo, di darle in pasto ad un’eventuale insana, morbosa curiosità dello spettatore, ma lasciando che si arrivi alle loro profondità interiori attraverso le vicende. In questo senso, gli scenari selvaggi di natura ed animali (l’incontro improvviso con l’orso è al contempo rischio e fortuna, spavento e meraviglia incomparabili) contribuiscono in maniera determinante, diventando essi stessi porte di accesso alla comprensione dell’umanità inscenata.
Pluripremiato, primo promettente lungometraggio di Frank Hall Green, già presente sulla scena del cinema cosiddetto “indipendente” d’oltre oceano come produttore e sceneggiatore, ”Wildlike” è un ottimo film.
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