sabato 21 giugno 2014

In Morte del Fratello Giovanni #10

(Capitoli precedenti)

Questa attesa sta diventando pesante. Giovanni non ha più toccato cibo, è sempre più debole, io non riesco a stare fuori di casa, a meno che non ne sia obbligato, senza sentire il bisogno di ritornarvi per stargli accanto. Ieri pomeriggio, l’ultima giornata di una fase di caldo torrido in questo confusionario inizio di estate, ho avuto la netta convinzione che il momento fosse arrivato: sono rimasto con lui tutto il pomeriggio, tappato in casa per difendermi dall’afa, in compagnia del ronzio del ventilatore e delle molte zanzare, quest’anno particolarmente agguerrite. 

(Continua cliccando sotto...)
-
Adagiato sulla poltrona, lo sguardo di Giovanni ha cominciato a sembrarmi assente, vagamente vitreo, le sue reazioni agli stimoli delle mie carezze erano appena accennate. Tra le lacrime, ho preso ad incoraggiarlo ad andarsene, in pace, venerdì tredici è un bel giorno per morire, è l’ultima giornata di sole, oggi, prima che arrivi la tempesta annunciata che sconquasserà l’aria, “vai”, gli dicevo, “vai in pace”.
Birichino, fino alla fine, dopo che ero stato quasi due ore ad osservare il movimento del suo ventre aspettandomi di vederlo cessare da un momento all’altro, in serata sembrava quasi più vispo del solito (si fa per dire, inteso per lo standard attuale...): è voluto uscire in terrazza che stava già tramontando il sole e vi è rimasto fino a buio fatto, con lo sguardo attento puntato verso il giardinetto dove vive Dora, tanto che mi è dispiaciuto, una volta che la mia resistenza al sonno aveva ceduto definitivamente, doverlo riportare dentro per chiudere bene tutte le finestre e le serrande prima dell’arrivo del temporale notturno che già luccicava verso il mare.


(segue)

Nessun commento:

Posta un commento