venerdì 13 giugno 2014

In Morte del Fratello Giovanni #5

(Episodi precedenti)

Non ho ancora scelto nel giardino il punto esatto dove collocarlo. Vorrei metterlo vicino a Candela, ma il giorno in cui seppellii Candela il giardino era diverso, c’erano altre piante, altre geometrie, e non sono sicuro di riuscire ad orientarmi correttamente.
Candela abitò con noi solo pochi anni, arrivò già adulta annunciandosi con un miagolio nascosto che per diversi giorni mi fece impazzire nel tentativo di individuare questo ennesimo scocciatore che con ogni probabilità veniva con la sola intenzione di  imbrattare il mio portone di cattivi odori sulle tracce di quelli  di Giovanni. Invece un bel giorno decise di consegnarsi spontaneamente, ed una gattona striata di biondo dallo sguardo dolcissimo ed il ventre maternamente smisurato, pronunciata la corretta parola d’ordine con quel miagolio fantasma che avevo  sentito e inutilmente rincorso negli ultimi tempi, mi venne incontro lei per prima mentre stavo uscendo di casa, salendo di gran balzo i primi cinque o sei gradini della scala esterna.

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Le mie intenzioni bellicose ed i miei proponimenti fatti di strida, minacce e bicchieri d’acqua lanciati con balistica precisione guerresca giù dal terrazzo svanirono in meno di un secondo: la battezzai Candela all’istante e a Simona, che presto cominciò a rivolgermi inequivocabili sguardi silenziosi da crocerossina in vena di generosità supplementari, dissi che non era per niente il caso, che per una gattona piovuta dal cielo con chissà quanti gattini in grembo non c’era nessuna possibilità di poter trovare ospitalità in casa mia.
Addivenimmo ad un compromesso: Giovanni restava il gatto di casa, Candela in giardino, in attesa almeno che partorisse e poi vedremo. Se non che, dopo settimane di lotta per riuscire a tenere fuori Candela che riusciva a fiondarsi dentro casa con una rapidità ed un’ostinazione sorprendenti, superando tutte le barriere e gli ostacoli che escogitavo con rinnovata goffaggine ogni volta che la ritrovavo non so come a dormire sul letto, il giorno in cui nevicò e i suoi occhi mi guardarono affranti da dentro lo scatolone pieno di lana vecchia che le avevamo preparato in terrazza, Candela divenne il secondo gatto di casa.
Giovanni non si dimostrò, al contrario di quanto temevo io,  particolarmente geloso: davanti a questa gattona due volte lui che gli sfrecciava sotto il naso, famelica e iperattiva, con furtiva e sostanziale indifferenza nei suoi riguardi, interessata soltanto a quello che avrebbe potuto rubare dalla sua ciotola dopo aver svuotato in un lampo la propria, Giovanni la guardava con un’aria frastornata di rassegnato stupore, accennando solo qualche volta ad una tardiva soffiatina timida di disappunto, più per diplomazia  che per altro.
Anziché partorire, però, Candela decise di entrare in calore. La cosa non era logica, ma era evidente a sufficienza per  togliere importanza a qualunque senso e a qualunque logica. Il duo di giovani veterinari ai quali la avevo affidata al termine di una “tre giorni” in cui Candela lottò col mondo intero e con se stessa, rincasando distrutta e imbrattata come un alpino in trincea solo per mangiare qualcosa e riposare quelle due o tre ore prima di tornare alla nobile pugna, mi si presentarono raggianti di scienza ed in preda ad un’inattesa euforia medico-statistica: mettendomi in mano un “oggettino” lungo tre, quattro  centimetri, vagamente occhiuto e di aspetto decisamente ultra-terreno, mi spiegarono che Candela era sì incinta, ma era incappata ed al tempo stesso incredibilmente sopravvissuta ad un rarissimo caso di gravidanza extra-uterina, un caso da manuale, in cui ovviamente i cuccioli che portava con sé, uno dei quali mi stava osservando di traverso con aria interrogativa dal palmo della mano, non avevano potuto trovare scampo, ma si erano come auto mummificati attraverso un processo biologico spontaneo. Non so se oggi i suoi poveri cuccioli siano effigiati con tanto di didascalia esplicativa in qualche prestigiosa dispensa universitaria, ma so che Candela, da quel momento in poi, fu una gatta libera, sterile, solo appena un po’ più magra di prima e in compenso con molta più fame. E forse anche molto più famosa.
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(segue)
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