domenica 8 giugno 2014

In Morte del Fratello Giovanni #1

Di giusto gli è rimasta solo la testa, tutto il resto è meno di quel che dovrebbe: il collo, le anche scavate, la spina dorsale incurvata che lo fa assomigliare ad un buffo cammello. Ma soprattutto le zampe, quei piedini bianchi sulle quali ha sorretto tutta la sua esistenza di Pulcinella sono di una magrezza disarmante, inadatte all’apparenza anche a sorreggere solo quei pochi chili sui quali può ancora contare.
Si risolleva di tanto in tanto con meticolosa fatica e misurata pazienza, calibrando poi con cura i tempi e gli spazi del riadagiarsi, ritrovando ogni volta e nonostante tutto una di quelle posture piene di grazia che sempre me lo hanno reso così prezioso.
Sono ormai quattro o cinque giorni che ha praticamente smesso di mangiare, e da un paio di giorni anche la ciotolina per bere sulla quale si avventava ogni volta che gliela riempivo con un po’ di acqua fresca e nuova rimane tristemente riscaldata quasi all’orlo fino alla mattina dopo...

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“Giovanni” è uno scherzo, non è il suo vero nome: lo chiama così una ragazza perché fu il nostro comune amico Giovanni a trovarlo in strada quasi diciannove anni fa, cucciolo vispo e spaesato come tutti i gattini di poche settimane che ti guardano all’improvviso da sotto una macchina parcheggiata o dentro un cespuglio di pitosforo fingendosi abbandonati, mentre invece stanno solo giocando allegramente le prime elettrizzanti mosse della loro avventura nel mondo in cerca di amici. Giovanni, il mio amico, lo portò poi in dono a sua sorella, da poco sistemata nel suo nuovo appartamentino di donna single, e quando io mi decisi finalmente e col poco tempismo che mi caratterizza a chiederle se davvero volesse venire a vivere con me, la mia ostinata riluttanza alla convivenza con animali trovò sorte comune con la medesima avversione che nutro per la convivenza con gli esseri umani, fidanzate comprese. Quando ci separammo, tre anni più tardi, Simona si portò naturalmente dietro il “suo” Giovanni, ma la nuova struttura che ospitava i miei due ex-conviventi si rivelò presto ostile ed inadatta per il timido micetto: circondato da battagliere gatte femmine avvezze alle competizioni primordiali inerenti sesso, cibo e territorio, vessato da un cagnaccio sbranatore dal quale una rete divisoria piena di fessure e pertugi non lo proteggeva minimamente, vedendolo ancora completamente disadattato e spaesato a distanza di quindici giorni dal trasloco, Simona mi propose di riprendere Giovanni indietro.
Lo fece col cuore, ed io col cuore lo ripresi con me.

(segue) 

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