mercoledì 11 giugno 2014

In Morte del Fratello Giovanni #2

Episodi precedenti

   Da un paio d’anni, per via di una colonia di acari neri e appiccicosi che non ho saputo curargli che tardivamente e male, ha già perso quasi del tutto l’udito. L’olfatto invece è ancora buono: l’ipo-qualcosa a cui lo porta l’insufficienza renale cui è andato fatalmente incontro non ha intaccato la sua percezione olfattiva, e se “l’amore non è nel cuore, ma è riconoscersi dall’odore” come cantava qualcuno qualche tempo fa, l’accorgersi che avverte la mia presenza solo attraverso quel leggero e delicato movimento delle narici che interrompe per un attimo il suo costante torpore, mentre rialza a fatica il suo testone ed insieme accenna appena ad un delicato saluto sonoro, riesce a farmi sentire amato come in nessun altro modo possibile. 

   Al mattino gli riempio lo stesso le ciotoline, acqua e cibo. Annusa appena la pappina, qualche leccata al pelo dell’acqua, poi sale sulla mia seggiola della cucina, annusa con la sua solita curiosità la colazione che esce dal frigorifero o dalla dispensa, volentieri gli porgo sulla punta di un dito le consuete schegge di burro che sempre gradiva, ma scende subito, senza mangiarle, ancora efficace nel salto. E dalla sala attigua dove si ritira subito dopo, non grida nemmeno più come prima la sua rabbia assordante per me che non lo seguo, che non lo raggiungo, che c’ho da fare e che non ho tempo, nemmeno quei cinque minuti da prenderlo sulle ginocchia e accarezzarlo un po’: si ritira in silenzio, sale sulla poltrona, rimane qualche minuto gobbo a guardare il verde stinto e lontano del nostro cuscino, poi si accuccia e aspetta il mio odore, paziente, fino a mezzogiorno.

(segue)
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